In questo anno di sacrifici, di limitazione di libertà, di distanza fisica e di pochi contatti in presenza è naturale che la nostra carica di energia ne potesse risentire; nonostante abbiamo avuto dei momenti per ripensare più a noi stessi, abbiamo anche affrontato emozioni come ansia, paura, frustrazione, dolore, a volte rabbia. Tra le emozioni, piacevoli, più difficilmente siamo stati entusiasti o pienamente felici.
Le forme di comunicazione sono cambiate e per chi ha avuto la possibilità di continuare a lavorare, la modalità di home working, piuttosto che di smart working, ci ha portati ad essere sempre connessi e al pc; questo stato ha continuato a depotenziare quel serbatoio energetico di cui disponevamo, portandoci a forme di fatica mentale, tanto da parlare genericamente di “zoom fatigue”, con mal di testa e stanchezza.
Il New York Times riprendendo un articolo di uno psicologo della Pensilvania parla, ora, dell’emozione di questi tempi, che ha già coinvolto personaggi famosi, italiani e non, il “languishing” ossia l’assenza di benessere.
Forse, fortunatamente, non tutti attualmente ne siamo affetti, tuttavia è un tipo di emozione che probabilmente nell’arco di quest’anno abbiamo provato e che ci porta degli strascichi non indifferenti nel lavoro e nella vita quotidiana, visto che non siamo rientrati a pieno regime a vivere pienamente le relazioni umane e gli spazi naturali.
Per Languishing si intende un senso di vuoto e indifferenza. È l’assenza dell’emozione di gioia, una tra quelle riconosciute universalmente e necessaria per la nostra sopravvivenza. Non sussistono sintomi di disagio psichico, ma non risultiamo in piena forma fisica e mentale. Il rendimento nelle mansioni giornaliere diminuisce, così come la motivazione e spesso abbiamo problemi nella concentrazione.
“Non era depressione, non ci sentivamo senza speranza. Ci sentivamo solo un po’ senza gioia e senza meta. Ti senti confuso tra i giorni, come se guardassi la tua vita da un finestrino appannato. Non hai sintomi di disagi psichici, ma non sei neanche il ritratto della salute mentale. Non funzioni al massimo delle tue capacità. È l’assenza di benessere. Il ‘languishing’ spegne la tua motivazione e distrugge la tua capacità di concentrarti”. Lo spiega Adam Grant, spiegando il significato di questa nuova emozione.
In italiano languore significa una Condizione corrispondente al manifestarsi o all’aggravarsi di una sensazione penosa di vuoto o di uno stato di prostrazione o anche un atteggiamento di abbandono.
E’ il non dare valore al passare dei giorni, come se fossero tutti uguali: “un giorno vale l’altro”.
Le cause possono essere diverse: il restare in un ambiente chiuso come le mura del proprio appartamento, seppur piacevole, da un lato e rassicurante, ha procurato la sensazione come di un “criceto in una gabbia”, soprattutto per chi vive in ambienti ristretti. Ci sono mancati gli stimoli e i colori esterni, come il verde della natura, o il blu del cielo aperto o del mare.
La mancanza degli abbracci, meno frequenti, se non con i propri conviventi. Abbiamo inserito, nella nostra routine, nuove abitudini, alcune imposte, che magari non avremmo voluto prendere.
La mancanza della varietà di stimoli, della differenziazione di luoghi e di spazi, anche relativamente al tempo di lavoro e il tempo di svago. La frammentazione degli impegni relazionali o di apprendimento, quasi tutti sul digitale. La mancanza di movimento e di sport più attivo.
La presenza della luce artificiale, dei propri ambienti, o del pc, del tablet, dello smartphone e della tv.
Le informazioni tutte uguali e sempre focalizzate sulla malattia, sull’idea della morte ci hanno fatto percepire per un attimo un senso diverso della vita, a cui non volevamo pensare.
Siamo abituati a sviluppare pensieri ed emozioni veloci e spesso a gestire, insieme, emozioni piacevoli insieme a quelle più spiacevoli. Il rimanere focalizzati maggiormente su una polarità emotiva, ci ha fatto languire, in uno stato di flusso che non circolava nella sua completezza, facendoci accumulare fatica e stato mentale non lucido.
Per uscire fuori da questo stato occorre riconoscere questo tipo di emozione e dedicare più tempo a noi stessi e alle nostre passioni vere, ricominciare a pensare al futuro con fiducia, riprogettare.
Cercare la relazione umana in presenza, sul lavoro e nella vita quotidiana; cercare il confronto con un’altra persona su temi relativi alla propria progettualità. Ma anche confrontarsi con uno sconosciuto, relazionarsi con il proprio vicino di casa o con il proprio venditore di fiducia, cioè ricominciare a confrontarsi con il modo e ad apprendere dallo scambio reciproco.
Passeggiare all’aperto, correre, muovere il corpo e appena possibile fare una gita fuori porta. Insomma ricominciare a vivere e percepire la nostra libertà.
Ho girato alcuni video con Udemy su alcune tematiche correlate all’argomento
Autoefficacia e autostima
Comunicazione assertiva
Gestione del Tempo