L’assertività (dal latino “asserere” che significa “asserire”), o asserzione (o anche affermazione di sé), è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza tuttavia offendere né aggredire l’interlocutore interessato. In teoria sembra semplice ed è un qualcosa a cui tutti aspiriamo ma nella pratica invece non sempre le nostre intenzioni comunicative arrivano così lineari e piuttosto ci capita di dare più spazio agli altri o di essere eccessivamente direttivi.
Seguendo la definizione di Alberti ed Emmons, e Manuel J. Smith se sei assertivo hai un comportamento che ti permette di agire nel tuo pieno interesse, di difendere il tuo punto di vista senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i tuoi sentimenti e di difendere i tuoi diritti senza ignorare quelli altrui.
La comunicazione assertiva, quindi, costituisce un metodo di interazione che si attua attraverso un comportamento partecipe attivo e non in contrapposizione con l’altro; un atteggiamento responsabile, caratterizzato da piena fiducia in sé stessi ma anche negli altri; un comportamento completo che manifesta pienamente il proprio sé, funzionale all’affermazione dei propri diritti senza negare i diritti e l’identità dell’altro; un atteggiamento che non giudica ed è avulso da critiche non costruttive verso l’altro ovvero che si esprime senza pregiudizi;
E’ la capacità di comunicare i propri sentimenti in maniera chiara e diretta e onesta senza manifestare aggressività o essere minacciosi verso l’altro.
Chi ha un atteggiamento prevalentemente aggressivo è concentrato, invece, sui propri desideri, ha la tendenza a dominare gli altri e l’unico obiettivo che si pone è il potere personale e sociale.
Lo stile espressivo aggressivo è inequivocabile: tono autoritario, ritmi rapidi, tendenza a sovrapporsi all’interlocutore, accuse, domande calzanti. Ovviamente questo stile è quello che ha maggiori conseguenze nella relazione nei diversi contesti di vita e lavoro: di fronte ad un interlocutore timoroso avrà dei vantaggi immediati, ma, nel lungo termine, è probabile che collezionerà intorno a se malumori, rabbia inespressa, insoddisfazioni, creando un clima di tensione e di rifiuto.
Chi invece ha un atteggiamento passivo h la tendenza ad assecondare gli altri per evitare il conflitto e subire spesso le situazioni senza opporsi. In questo caso lo stile espressivo è più ricco di affermazioni vaghe ed incompiute e frequenti sono i richiami ai propri doveri e le espressioni di giustificazione e di autocommiserazione. Un tale atteggiamento comporta una mancata espressione di se stessi e può portare a sedimentare frustrazione e rabbia.
Anche il persistere in questo atteggiamento porta problemi interpersonali perché si tende ad evitare confronti immediati, nella speranza che questi si attutiscano. Al contrario il tempo alimenta il conflitto e crea situazioni più sgradevoli da affrontare.
Lo stile migliore da tenere sul lavoro e nelle relazioni private è dunque quello assertivo, in cui predomina l’equilibrio e l’ascolto attivo da entrambe le parti.
Due suggerimenti per implementare l’assertività:
1 – Un elemento importante per sviluppare questo stile è migliorare l’osservazione dell’altro e del contesto e mettersi in ascolto attivo e partecipativo, con l’idea che l’altro sia adeguato allo stesso modo in cui lo siamo noi.
2 – parlare in prima persona usando il pronome io; si parte dall’osservazione che molte persone si rifugiano spesso dietro a giudizi impersonali, preferendo il parere di altri o usando delle frasi di tipo impersonale (sarebbe meglio, bisogna). Utilizzare l’io aiuta a prendersi la responsabilità di ciò che si sta affermando, con il vantaggio di essere più chiari e trasparenti
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