Ho scritto un articolo sul Magazine di informazione manageriale “Leadership Management” parlando di una tematica attuale: il multitasking.
Mi sono soffermato su come i manager possono migliorare la gestione del tempo con l’intento di essere più efficaci ed efficienti nella vita professionale. Ecco qui uno speach dell’articolo:
“Per molti anni nelle aziende ci hanno insegnato che essere multitasking ci permette di essere più efficienti ed efficaci, di svolgere più attività in meno tempo e con meno risorse. Oggi, al contrario, anche i manager si sono resi conto che fanno fatica a focalizzarsi su un solo compito e a portare a termine i propri obiettivi nei tempi stabiliti, con gravi conseguenze rispetto l’organizzazione del lavoro.
Nei corsi di formazione manageriale si inizia a parlare di concentrazione e attenzione e a stimolare i propri uomini ad essere più analitici e attenti al dettaglio, perché la tendenza attuale è che le informazioni spesso restano superficiali e globali e sono approfondite solo in superficie. Questo fenomeno non ci permette un approfondimento ulteriore che porterebbe vantaggio competitivo.
Per migliorare la gestione del tempo occorre, allora, promuovere un impegno più costante verso le attività che sono importanti per l’efficacia dei nostri obiettivi lavorativi e di business e imparare a distrarsi di meno.
Il multitasking è uno dei grandi miti di internet, e non c’è da stupirsi che lo si definisca “produttività”, perché, come osserva Sherry Turkle nel libro Insieme ma soli: “I dispositivi digitali favoriscono una nuova nozione di tempo, perché promettono la stratificazione di più attività nello stesso momento”.
Tutti aspireremmo ad avere più tempo e di fare più cose insieme ma gli studiosi hanno osservato che ciò non è sempre efficace.
George Miller, negli anni 50 ha constato che un essere umano riesce ad elaborare in media 7 informazioni alla volta più precisamente 7 +/- 2.
Non riusciamo a ricordare sequenze di numeri oltre 7, dopodiché il nostro cervello commette errori, che aumenteranno con la sequenza di numeri da ricordare. Questi pezzi di informazione sono stati definiti chunks.
La nostra memoria è limitata, riusciamo a ritenere informazioni per un massimo di 20-25 secondi.
Un’altra conferma ci proviene da uno studio svolto da Clifford Nass e colleghi che volevano scoprire i benefici della versatilità.
Hanno dato un problema da risolvere